di Umberto Surricchio

PREMESSA

Pur rischiando di scrivere un articolo che possa risultare forse un po’ “filosofico” vorrei provare a ricordare degli aspetti che ritengo essere “fondanti” per ogni possibile avvicinamento al mondo Agile. Quindi auguro una buona lettura, sperando di innescare dei momenti di riflessione.

LA COMPONENTE INEVITABILMENTE UMANA

In primis c’è la complessità dell’essere umano! L’insieme dei pensieri e delle convinzioni più profonde che ognuno porta dentro il proprio “io”, e che ci caratterizzano univocamente, sono imperscrutabili. Più i contesti in cui agiamo sono complessi e turbolenti e più le nostre reazioni e i comportamenti divengono poco prevedibili e poco lineari (anche per noi stessi). Questa premessa è necessaria per ricordare (qualora ce ne fosse bisogno) la complessità intrinseca (e non facilmente percepibile) che viene inevitabilmente generata dalle innumerevoli relazioni e delle dinamiche interpersonali che si sviluppano durante ogni attività umana (sociale o lavorativa che sia). Quindi è palese che ogni attività progettuale sia intrinsecamente ed ineluttabilmente pervasa dagli aspetti relazionali (e aggiungerei che si è spesso in balìa di tali elementi). Pertanto non è un caso che negli anni recenti, ad una attenta osservazione, si possano riscontrare segnali significativi di una aumentata attenzione a tali aspetti all’interno degli standard di più conosciuti di project management ( ad esempio nell’ultima edizione del PMI PMBOK® Guide 7th Edition del 2021)

IN AGILE TUTTO CONDUCE ALL’ESSERE UMANO E ALLE RELAZIONI

La forza dell’Agile è proprio quella di riportare al centro l’essere umano e la sua relazionalità, amplificandone le potenzialità e indirizzando un approccio più umanamente sostenibile e conseguentemente fare in modo che il successo delle iniziative progettuali sia più “raggiungibile”. Però per avvicinarsi all’Agile è necessario essere ben convinti e preparati a cambiare profondamente la propria mentalità e soprattutto ispirare gli altri a fare altrettanto. Inoltre si deve essere consci che il buon esito non è garantito (come in ogni percorso trasformativo) o comunque si deve accettare di poter atterrare in uno stato finale che potrebbe non essere quello previsto inizialmente. In altre parole ci vuole il coraggio (qualcuno direbbe un alto “risk appetite”) per accettare anche esiti non previsti, da cui sicuramente si potrà comunque trarre dei preziosi insegnamenti per il futuro (come esseri umani apprendiamo soprattutto per ripetuti tentativi, errori e correzioni).

ESSERE E PENSARE AGILE (PRIMA DI PRATICARE)

L’Agile quindi di per sé rappresenta proprio l’essenza della trasformazione e dell’adattamento continuo. Dobbiamo vederlo innanzi tutto come una “forma mentis”. Non è solo una mera applicazione di “pratiche” o di processi!

La prima tentazione a cui ci si trova davanti nell’affrontare tale trasformazione è rappresentata dalla fretta di avere subito degli strumenti, dei processi , dei framework (o comunque la “ricetta” precostituita) da poter applicare pedissequamente. Purtroppo tale atteggiamento è proprio la negazione del mindset Agile!

Quindi innanzitutto si deve fare uno sforzo di costruire una mentalità che sia orientata ai valori e i principi dell’Agile. Solamente a valle si potranno valutare le “pratiche” più congeniali tra tutte quelle esistenti oppure arrivare anche a farne una propria.

Modello ispirato da Ahmed Sidky (anche noto come «Doctor Agile») per “Agile Mindset” , Head of Business Agility at Riot Games, President of the International Consortium for Agile (ICAgile), Co-founder of the Business Agility Institute, member of steering committee for PMI-ACP® certification.

LE FONDAMENTA DELL’AGILE

Ma da dove arriva L’Agile? Nel finire del secolo scorso il mondo del Information Technology e della produzione del Software era in piena crisi per il fallimento degli approcci “predittivi”, che non funzionavano più bene in tale ambito così innovativo e in veloce evoluzione. A certificare tali difficoltà negli inizi anni ‘90 emersero diverse ricerche che evidenziavano tali difficoltà e con alti livelli di insuccesso (es. il famoso CHAOS Report dello Standish Group pubblicato a metà anni ‘90).

L’evento decisivo avvenne a febbraio 2001 in una località montana dello Utah (Snowbird) dove un gruppo di 17 esperti di metodologie nell’ambito software si riunì al fine di poter trovare una risposta comune a tali difficoltà. Il risultato di tale consesso di autorevoli esperti portò alla stesura del famoso “The Agile Manifesto che costituisce la pietra angolare dell’Agile. Nacque di fatto un vero movimento e questo primo gruppo di persone fu appunto battezzato “The Agile Alliance”. Negli anni a seguire diverse altre formulazioni del Agile Manifesto furono coniate per adattarlo anche al di fuori dell’ambito del software, pur mantenendo intatto il suo messaggio.

In sintesi il Manifesto dichiara un sistema di solamente quattro “Valori” omni-comprensivi e sempre validi che rappresentano l’essenza stessa dell’Agile. Essi sono orientati a dichiarare prioritaria la centralità dell’essere umano, delle sue relazioni, della sua forza nella collaborazione tra pari e nell’evolutiva adattabilità ai cambiamenti. Si noti che un sistema di valori è fondamentale per costruire la “cultura” che sia alla base delle convinzioni e di conseguenza dei comportamenti di tutte le persone che si riconoscono in essi (e di conseguenza per le intere organizzazioni).

NOTA: nell’invitarvi a leggere le quattro affermazioni del manifesto (che trovate di seguito riportate) si deve intendere che il valore maggiore per l’Agile è espresso dagli elementi enunciati all’inizio di ogni frase evidenziati in grassetto (Individuals and interactios, Working software, Customer collaboration, Responding to change), ma ciò non toglie che anche la successiva parte di ogni frase abbia la sua importanza.

Come derivazione di tali valori furono anche definiti  12 “Agile Principles” che vanno a declinare gli aspetti più concreti del pensiero Agile e che guidano nel mettere in pratica i suoi valori precedentemente enunciati. Tali princìpi sono di ispirazione per tutte le “pratiche” che si vorranno ispirare alle indicazioni del pensiero agile e le troveremo in una forma declinata in tutte le varie metodiche presenti nel mondo agile. Ad esempio per chi conosce un po’ il framework SCRUM riconoscerà come le sue varie “cerimonie” siano ispirate dai princìpi sotto elencati.

NOTA: dove ricorre il termine “software” si può intendere come “prodotto” o “risultato” per rendere più universale il significato che rimane comunque valido.

LA RICCA “BABELE” DELLE PRATICHE DELL’AGILE

Proprio per tale motivo nel mondo Agile ci sono tantissime “pratiche” ed approcci metodologici, ma è una ricchezza e testimonia la forte propensione all’adattamento in base al proprio contesto specifico. Di conseguenza non può esistere una soluzione del tipo “one-fits-all”, ma al contrario è assolutamente necessaria la sperimentazione continua per arrivare ad un approccio personalizzato. Già da diversi anni precedenti il 2001 si erano sperimentate molte pratiche (es. SCRUM, Dynamic Systems Development Method, Extreme Programming, Crystal, Feature Driven Developmente altri ne sarebbero seguiti) e che presentavano le caratteristiche che avrebbero poi influenzato la nascita del movimento Agile. Inoltre anche se non è chiaramente citato dai fondatori del movimento Agile si deve riconoscere che c’è stata una forte ispirazione al “Lean Thinking” che ha caratterizzato un approccio di successo in altri ambiti totalmente differenti come la produzione manifatturiera già dalla seconda metà del secolo scorso. Infatti oggi è generalmente accettato che tutti gli approcci Agile siano visti sotto l’ombrello del “Pensiero Lean”. Anche la tecnica  “Kanban” che è molto correlata al pensiero Lean è ad oggi molto utilizzata insieme agli approcci Agile anche in forma ibrida (SCRUMBAN) .

UN PRIMO PASSO DI UN LUNGO PERCORSO (MA FATTIBILE)

L’atteggiamento errato più comune è di voler subito avere una metodologia da mettere in pratica provando ad imporla al proprio gruppo di lavoro (spesso con forzature). Si cerca spesso di mutuare il proprio vecchio modo di lavorare per mantenere le proprie “posizioni” personali e adattare l’Agile a questo scopo. Paradossalmente si vorrebbe semplicemente modificare asetticamente i processi operativi (senza considerare quanto abbiamo detto fino ad ora su mindset, valori e princìpi). Questa situazione è quella che identifica il tentativo di “fare l’Agile” senza prima “arrivare ad essere Agile”. Il fallimento è praticamente assicurato e come conseguenza si arriverà alla restaurazione dei comportamenti storici non riuscendo più ad evolversi!

Vanno pertanto promossi con convinzione i Valori e Princìpi dell’Agile e soprattutto vanno supportati da comportamenti (espliciti e impliciti) che siano genuinamente di buon esempio e che siano coerenti con il “sistema valoriale” promulgato dall’Agile. Tale trasformazione deve avvenire da parte di tutti ma in primis va genuinamente testimoniato e promulgato da chi ricopre posizioni di responsabilità nell’organizzazione o del gruppo che sia interessato. In altre parole si deve costruire un comune riconoscimento di tali valori/principi e l’accettazione che essi siano l’elemento unificante per il contesto in cui ci si trova. Solo successivamente si potranno approcciare le “pratiche” agili e cercare di applicarle ai propri processi di gestione dei progetti (o più ampiamente al proprio business). E’ chiaramente consigliabile di iniziare in modo “esplorativo” (che è proprio una peculiarità dell’Agile) con l’applicare una o più pratiche (magari scegliendo tra quelle già consolidate e farsi guidare da degli esperti) e poi capire come possano essere ulteriormente personalizzate nel proprio contesto. A testimonianza che si possa arrivare ad essere agili ci sono report pubblici che da diversi anni forniscono la situazione della diffusione dell’Agile nelle organizzazioni al livello mondiale (ad esempio vedasi lo State of Agile Report).

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Inevitabilmente si deve accettare di intraprendere un percorso profondamente (e rischiosamente) trasformativo, sia per le persone che per le intere organizzazioni che decidano di intraprenderlo. A mio modesto avviso abbiamo l’assoluta e vitale necessità di riposizionare fortemente il focus sugli aspetti umani e relazionali in ogni ambito professionale. La naturale biologica “resilienza” e capacità di adattamento di noi esseri umani è la più grande risorsa a cui poter attingere per poter superare ogni sfida. Solamente potenziando tali caratteristiche potremo affrontare i grandi ed imprevedibili cambiamenti che stanno impattando continuamente il mondo moderno, rendendolo sempre più complesso e caotico. L’Agile può essere di ispirazione per una via più “umanamente” sostenibile ed efficace per saper evolvere noi stessi in ogni contesto e poter positivamente contribuire anche verso il mondo in cui viviamo ed operiamo.

Il pensiero Agile, generato dall’ambito del software, è proprio per questo il protagonista nell’evoluzione delle moderne organizzazioni nell’era digitale, con la riscoperta dell’essere umano posto al centro, con tutta la sua stupefacente complessità! Anche in vista dell’iper-automazione che sarà apportata dalla forte digitalizzazione (in primis dall’intelligenza artificiale) sarà ancor di più indispensabile preservare e valorizzare la componente umana. Infatti sempre più le attività “meccaniche” e ripetibili non saranno più svolte dagli umani, che per contro saranno “costretti” a spostarsi su un livello di attività più altamente “cognitive” oppure anche artistiche e filosofiche (sperando che anche lì l’AI non prenderà prima o poi il sopravvento). Paradossalmente mai come oggi possiamo veramente sperare di migliorare il nostro futuro facendo leva sulla meravigliosa complessità e ricchezza del pensiero umano …

Umberto Surricchio

Umberto Surricchio grande appassionato di tecnologia in ogni sua applicazione e curioso verso ogni innovazione ed in particolare nell’ambito ICT. L’iter formativo si orienta in tal senso sin da ragazzo dalle scuole superiori in ambito tecnico e poi verso il corso di laurea in Informatica.
L’esperienza lavorativa inizia nel 1991 ricoprendo i vari ruoli professionali a partire da programmatore /analista–progettista a project manager in ambito di realizzazioni di sistemi informatici per aziende manifatturiere. Nel 2005 entra come project manager nella divisione Energy&Utilities in Engineering Ingegneria Informatica Spa. Si occupa di progetti di personalizzazione dei prodotti software aziendali per  i grandi clienti del mercato dei servizi di fornitura energia elettrica e gas.
Ha conseguito  differenti certificazioni tecniche nel campo informatico (es. Oracle RDBMS ) e metodologiche in ambito  di project management: PMI PMP® e PMI-ACP® , PRINCE2® (2009)  Practitioner, ITIL® Foundation V3, DevOps Foundation®.
E’ appassionato di Data Analytics / Machine Learning /Deep Learning e Artificial Intelligence in generale e ne sta  approfondendo le tematiche  e l’applicabilità ai contesti di gestione progettuale. E’ attivamente volontario del PMI Central Italy per il Branch Abruzzo dal 2018 dove supporta gli eventi divulgativi  per le tematiche di project management ed in particolare per la formazione degli studenti delle scuole superiori e delle università.

 

 

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