Rubrica Competenze di Project Management, a cura di Venera Monaco

Europrogetti: uno stimolo e un’opportunità per la crescita

Di Venera Monaco

Intro

Siamo da poco entrati nel nuovo ciclo di finanziamenti da parte dell’Europa e nuove opportunità si scorgono all’orizzonte di tutte le organizzazioni pubbliche e private che concorrono allo sviluppo dell’Europa.

Sei sono le priorità (*): un Green Deal europeo, l’Europa intende essere il primo continente a raggiungere la neutralità climatica, diventando un’economia moderna ed efficiente sotto il profilo delle risorse; un’Europa pronta per l’era digitale, la strategia digitale dell’UE doterà le persone di competenze inerenti a una nuova generazione di tecnologie; un’economia al servizio delle persone, l’UE deve creare un ambiente più attraente per gli investimenti e una crescita che offra lavori di qualità, in particolare per i giovani e le piccole imprese; un’Europa più forte nel mondo, l’UE rafforzerà la propria voce nel mondo promuovendo il multilateralismo e un ordine mondiale basato su regole; promoting our European way of life, l’Europa deve tutelare lo Stato di diritto per difendere la giustizia e i valori fondamentali dell’UE; un nuovo slancio per la democrazia europea, dobbiamo dare più voce ai cittadini europei e proteggere la nostra democrazia da interferenze esterne quali la disinformazione e i messaggi di odio online. 

Su queste sei priorità si basano il bilancio a lungo termine e il piano della ripresa (Next Generation EU) per “Uscire dalla crisi e costruire un’Europa più verde, digitale e resiliente” per un totale di oltre 1.800,00 miliardi di euro 

Gli europrogetti sono un’occasione di sviluppo e di crescita

Gli europrogetti sono più che mai un’occasione di sviluppo, di crescita e di cambiamento per le organizzazioni che avranno la possibilità di accedervi. L’obiettivo dell’Europa è il progresso economico-sociale-culturale e sostenibile dei paesi europei e tale progresso è garantito se c’è sviluppo del tessuto produttivo, industriale, scientifico e se tale sviluppo è sostenuto dai valori fondanti dell’Europa stessa: la dignità umana, la democrazia, la libertà e l’uguaglianza.

Qualunque organizzazione può accedere ad un finanziamento europeo per supportare un proprio progetto di crescita, di sviluppo, di allargamento del proprio perimetro di azione o di miglioramento sociale e culturale.

Questi progetti sono dunque un’occasione per supportare le organizzazioni nella loro evoluzione verso un cambiamento positivo, che proietti l’organizzazione in un futuro migliore.

Un esempio concreto di quello che stiamo dicendo è la TRASFORMAZIONE DIGITALE, già tra le priorità del precedente settennato è riproposta tra le priorità del nuovo periodo di finanziamenti, l’accento oggi viene posto sulle competenze digitali. La trasformazione digitale è una delle priorità di molte (per non dire di tutte) le organizzazioni. Le aziende pubbliche e private, le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni “no profit” stanno investendo importanti capitali per fare automazione, per introdurre l’intelligenza artificiale e il machine learning nei processi produttivi così come in campo medico o in campo economico. Unire gli strumenti digitali alle competenze della popolazione è la nuova sfida, per una tecnologia digitale accessibile a tutta la popolazione, che non escluda e non isoli nessun cittadino qualunque sia il luogo in cui vive, la sua età e il background culturale.

Un progetto di sviluppo a lungo termine e l’idea che può essere finanziata

Un aspetto rilevante ai fini del successo dell’europrogetto e della finanziabilità della proposta è che l’organizzazione (azienda, ente, università, pubblica amministrazione) abbia già un proprio progetto di sviluppo a lungo termine indipendente dal finanziamento, un progetto che guardi alla sua esistenza e alla sua sostenibilità nel lungo periodo e nel suo adattamento ai cambiamenti globali. Questi sono i progetti che interessano la Commissione europea. L’idea per la quale ricerchiamo  un contributo finanziato direttamente o indirettamente dall’Europa (tramite enti terzi) deve essere parte di un progetto più grande, un programma di crescita che guardi al futuro.

Il viceversa di solito non funziona, pensare di sostenere l’organizzazione per un certo periodo con un progetto europeo, al di là della necessità di sviluppare un progresso, un miglioramento, di solito non conduce ad idee vincenti e finanziabili, che per intenderci piacciono alla Commissione europea. Qualora si riesca ad aggiudicarsi una sovvenzione, l’investimento che l’organizzazione impegna non avrà un ritorno che si diventerà un beneficio a lungo termine. Questo è il rischio più grande quando ci si lancia in progetti non allineati alla propria strategia di sviluppo.

Nella fase pre-progettuale ci muoviamo nel mare ampio dello sviluppo del business, in quella fase che se vista nell’ottica di sviluppo industriale ci guida verso nuove soluzioni, nuovi prodotti, nuovi mercati (internazionalizzazione), nuovi metodi, nuovi processi. Se vista nell’ottica della ricerca scientifica condurrà a nuovi progressi in campo ambientale, medicale e scientifico in generale.

Questa fase è forse la più lunga, necessita di creatività e visione, di saper valutare differenti scenari e in modo il più oggettivo possibile saperne anticipare i risultati.  Strumenti dominanti di questa fase sono il Business Case e il Business Plan.

Il business case, la sfera di cristallo che ci predice il futuro

Il business case è quello strumento che ci permette di analizzare il futuro che desideriamo, rapportarlo al presente, capirne i gap (cosa manca per raggiungere la condizione futura migliore) e valutare le azioni necessarie a superarli. Una delle migliori e più sintetiche definizioni di business case la fornisce il PMI® (*) “a value proposition for a proposed project that may include financial and non-financial benefits” (traduzione: una proposta di valore per un dato progetto che include sia benefici finanziari che non finanziari). Questa definizione si presta bene a rappresentare i benefici a cui tendono i progetti europei, benefici che vanno oltre la natura strettamente economica e finanziaria ma che sono raggiunti nella garanzia che i benefici non finanziari, i valori etici dell’Europa, siano raggiunti e garantiti.

Individuare le azioni vuol dire sapere  cosa fare per raggiungere lo stato di benessere futuro, sapere individuarne l’effort di costo e di tempo, umano e materiale, saper scegliere le azioni più corrette, individuare tutte le fonti di finanziamento di cui la sovvenzione europea di solito ne è solo una parte.

In ultimo occorre misurare i benefici, monitorarli nel tempo e assicurarsi della loro sostenibilità.

Il business plan è uno strumento leggermente differente, alternativo al business case ma talvolta anche complementare (non è raro trovarlo in allegato ad un business case). Il business plan è uno strumento più orientato al prodotto/servizio, serve a dimostrarne la profittabilità o la sostenibilità futura. Non a caso lo ritroviamo tra i deliveable di alcune proposte, come accadeva nei precedenti SME Instruments e come richiesto nei nuovi EIC Accelerator che riguardano il mondo delle start-up e delle SME in Horizon Europe.

Il business case è comunque uno strumento fortemente consigliato, sia che lo richieda il bando sia che non lo richieda, è lo strumento pre-progettuale da cui poi derivare l’idea finale e concreta o quella parte di idea per la quale possiamo accedere ad una sovvenzione da parte dell’Europa tramite una call e quindi un europrogetto.

Non dimentichiamo che il finanziamento europeo è solo una parte dell’investimento totale e inevitabilmente avremo bisogno di altri capitali per raggiungere i nostri obiettivi di crescita.

Bibliografia: PMBOK Guide Ed07

(Link)ografia: https://ec.europa.eu

Articolo di Venera Monaco

Venera Monaco

Venera Monaco

Autrice di Management Talks, cura la rubrica Competenze di Project Management

Venera Monaco è ingegnere elettronico, laureata presso l’Università degli Studi di Palermo, lavora in Thales Alenia Space dove ricopre l’incarico di Transformation & Competitiveness Manager per il centro di competenza elettronica. Ha gestito numerosi programmi complessi nel settore difesa e spazio e ha lavorato per varie divisioni del gruppo Thales (radio, reti e satelliti). Membro di PMI® dal 2012, è stata eletta Direttore dei Volontari del PMI® Central Italy Chapter per gli anni 2019-2020 e direttore del Branch Abruzzo del PMI® Central Italy Chapter per gli anni 2016-2018. È docente di Project Management in Thales Learning Hub, in Master Universitari e corsi di formazione organizzati dal Chapter presso le Università, è inoltre segretario della Commissione di Project Management dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Pescara.  Certificata PMP®, IPMA Lev B® e UNI 11648,  ha un Master in Europrogettazione.

Contatti: venera.monaco@managementtalks.it