IL CERVELLO AL LAVORO - Neuroscienze in azienda: dalla teoria alla pratica
Casa editrice: Franco Angeli
Rate Management Talks: 4,5/5
UNA CHIARA GUIDA PER ADDENTRARSI ALL’INTERNO DEL MISTERO PIU’ AFFASCINANTE DEL “CREATO”
Lo scopo del libro è di far comprendere al lettore il funzionamento di quell’organo che può essere definita la sede del “pensiero” e quindi del nostro “essere”: il cervello. Il libro vuole indicare un percorso innovativo a chi debba comprendere e gestire le dinamiche relazionali ed i comportamenti umani in particolare nell’ambito organizzativo e lavorativo (ma anche più diffusamente sociale). Il tutto è ben efficacemente supportato con chiari ed esaustivi riferimenti scientifici appartenenti all’ambito delle neuroscienze (ambito scientifico multidisciplinare che si dedica allo studio del sistema nervoso e in particolare sul cervello e sugli aspetti cognitivi e comportamentali). A tal proposito negli ultimi anni si sta assistendo alla sempre più marcata fuoriuscita di tali studi dai consessi puramente accademici e di ricerca, per ricadere sempre più nel campo organizzativo e del business (e chiaramente anche del sociale). Quindi si può facilmente intravedere la correlazione di tali temi con la gestione di qualsiasi organizzazione o iniziativa umana, dove abbiamo tutti sperimentato certamente che il “fattore umano” è l’elemento più potente e centrale per ogni risultato anche il più sfidante che si voglia raggiungere. Come esseri umani siamo spesso capaci di meravigliare per gli altissimi traguardi raggiunti, quando ci mettiamo in gioco genuinamente e coralmente, mentre contestualmente sappiamo anche stupire in egual misura per la totale assenza del comune buon senso, come i recenti avvenimenti mondiali stanno purtroppo evidenziando. Questa “non linearità” è peculiare della nostra natura ed è insita nei complessi meccanismi dell’umano pensiero che le neuroscienze stanno contribuendo a spiegare.
UN PERCORSO DI LETTURA
Il libro è il distillato del corale e sapiente impegno svolto in diversi anni, della convergenza di molteplici esperienze e delle competenze di professionisti esperti nel campo delle Risorse Umane ed è promosso dall’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (AIDP) del Piemonte e Valle D’Aosta. Tale ricchezza di punti di vista è sapientemente e brillantemente evidente nel libro offrendo al lettore un “viaggio” molto coinvolgente in cui si è guidati in un percorso di scoperta organico e ben coerente, all’interno di quell’affascinante mistero chiamato cervello da cui scaturisce il nostro “essere”. La lettura del libro è scorrevole e ben comprensibile e si coglie bene il filo logico dei collegamenti tra i temi affrontati pertanto lo si consiglia anche al neofita dei temi affrontati.
Il primo messaggio che viene inviato al lettore è la chiara esigenza di innovazione delineando un nuovo profilo per il manager del futuro: il neuro-manager. Tale figura dovrà apprendere e saper fare leva sulle scoperte scientifiche degli ultimi anni nel campo delle neuroscienze per poter al meglio potenziare le sue capacità di comprensione e di “navigazione” all’interno della complessità del pensiero umano e di conseguenza dei comportamenti e delle relative dinamiche che ne scaturiscono all’interno delle organizzazioni (o in qualsiasi altro contesto). Il libro fornisce gli elementi di base per affinare tali competenze e fornire gli strumenti al manager (ma è utile per chiunque) per cercare di raggiungere e mantenere il migliore punto di equilibrio (che è per sua natura mutevole) nelle dinamiche relazionali tra i partecipanti a vario titolo all’organizzazione. Si parla quindi di competenze cognitivo-emozionali che vanno ad espandere, in modo scientificamente supportato, le capacità del nuovo profilo di manager rendendolo più cosciente di ciò che regola al livello biologico, i propri (in primis) e quelli altrui meccanismi comportamentali e decisionali. Le spesso citate soft-skills, ossia quelle competenze relazionali che sono così determinanti per l’operato in ogni ambito manageriale, diventeranno sempre più definibili neuro soft-skills, in quanto spiegabili dalle neuroscienze.
Gli autori riescono a far profondamente percepire al lettore l’innovativa visione di un’organizzazione che sia pregna di connessioni relazionali e di scambi emozionali, dove è necessaria una profonda consapevolezza di sè e degli altri, per navigare in modo sicuro tali ambiti profondamente complessi. Pertanto la natura intimamente umana di ogni organizzazione (al di là dei suoi processi organizzativi) emerge potentemente dalle pagine di questo libro e la comprensione di tale natura diventa inevitabilmente il più strategico degli obiettivi, in quanto da essa tutto dipenderà, specialmente in questo nostro mondo che sta aumentando esponenzialmente la sua complessità, con una accelerazione mai sperimentata prima a memoria umana.
UNA GENTILE GUIDA ATTRAVERSO I TEMI DELLE NEUROSCIENZE AL SERVIZIO DEL MANAGEMENT
Gli autori hanno saputo costruire un percorso alla scoperta delle neuroscienze perfettamente logico che riesce a prendere per mano e accompagnare anche il lettore neofita in modo gentile e progressivo, permettendo una comprensione appagante degli argomenti trattati. Inoltre, mediante i numerosi e costanti riferimenti bibliografici, gli esempi concreti e i commenti forniti in itinere, la lettura viene riccamente stimolata consentendo ai più curiosi e volenterosi di approfondire agevolmente ogni argomento.
Come prima trattazione vengono spiegati alcuni macro aspetti funzionali del nostro cervello e di come esso lavora cercando di risparmiare energia il più possibile (è uno degli organi più “energivori” del nostro corpo). Esemplificando ci viene spiegato che il cervello umano è altamente ottimizzato nei suoi dispendi energetici ed è dotato sostanzialmente di due velocità (i celeberrimi pensieri lenti e veloci). Queste sono due modalità strutturalmente distinte (corrispondono a zone fisicamente differenziate nel cervello) ma si intersecano e collaborano costantemente per generare i nostri schemi di comportamento (i razionali oppure quelli istintivi che però interagiscono profondamente). Vengono citate quindi le abitudini, che sono così presenti nei nostri comportamenti (sia personali che in ambito professionale e organizzativo) come conseguenze delle ottimizzazioni energetiche che effettua il nostro cervello. In effetti esso per motivi di “costo cognitivo” ha dimostrato di prediligere delle scorciatoie di pensiero (che sono consolidate nel tempo dalle nostre esperienze) che da un lato fanno risparmiare lavoro mentale nell’immediato, ma che probabilmente possono risultare a volte troppo frettolose e rischiosamente fuorvianti. Per fortuna possiamo (con la volontà) cambiare le nostre consuetudini e, paradossalmente, dovremmo coltivare la sana abitudine di allenarci a farlo, per poter crescere e migliorarci. A tal proposito nel libro si è guidati per approcciare con successo (grazie alle indicazioni provenienti dalle neuroscienze) i passi necessari per attuare e guidare coscientemente il cambiamento sia al livello personale che di conseguenza nelle organizzazioni, abilitando così una buona predisposizione alla crescita continua, adattiva e sostenibile.
Successivamente viene affrontato anche quell’asset intangibile che determina il successo duraturo e sostenibile per ogni organizzazione: il benessere del singolo che a sua volta permette di arrivare ad ottenere il benessere organizzativo (inteso come stato di benessere sia psicofisico che della socialità al livello collettivo). Tale aspetto è chiaramente strategico per ogni organizzazione e la sua cura permette di raggiungere un successo strutturalmente stabile e duraturo in un’ottica perfettamente “win-win” tra il singolo e l’intera organizzazione. Pertanto le neuroscienze possono essere un potente mezzo per indirizzare in modo efficace i nostri sforzi nel voler costruire un contesto organizzativamente (e individualmente) sano, spiegandoci i meccanismi biologici alla base del nostro pensare, di come percepiamo e interpretiamo gli stimoli dall’ambiente e di come approcciamo ai cambiamenti.
Un altro importante aspetto evidenziato è il legame del benessere con il tema della relazionalità tra gli individui (ma anche con sé stessi) che è un fattore umanamente vitale e che influisce in modo determinante sia sulle dinamiche delle strutture organizzative aziendali che in quelle più ampiamente sociali. Quindi anche in questo ambito le neuroscienze forniscono un riscontro scientifico di come i nostri cervelli siano strutturalmente predisposti all’interconnessione tra di loro, confermando ciò che per esperienza personale ben sappiamo, ossia che l’uomo è un “animale sociale” che deve la sua crescita e la sua realizzazione dalla qualità delle relazioni che riesce a stabilire con gli altri.
Dal testo emerge inoltre una grande (e giusta) enfasi posta sull’universo emozionale che esiste all’interno della nostra mente e che è governato dai meccanismi neurologici di base (chimico-fisici osservabili con i moderni mezzi di esame) che sono il frutto dell’evoluzione della specie umana e come tali ci definiscono strutturalmente nel nostro modo di essere. Gli autori forniscono elementi utili per conoscere ed essere coscienti del proprio contesto emozionale (che agisce continuamente) e allo stesso tempo di saper rilevare quello degli altri quando ci relazioniamo. L’obiettivo è acquisire la capacità di non farsi sopraffare dalle spinte emozionali che agiscono inevitabilmente nel nostro cervello (e in quello degli altri), ma al contrario di saperne ricavare utili indicazioni per tarare e migliorare continuamente le nostre relazioni e poter così aiutare anche gli altri a costruire dei sani rapporti relazionali che siano emozionalmente resilienti.
Per quanto detto in precedenza gli autori ci accompagnano verso un altro elemento centralmente trattato nel libro ossia sviluppare una capacità di apprendimento continuo. Essa è fondamentale per coltivare la capacità di innovazione e conseguentemente di adattamento ai nuovi contesti e per reggere le sfide che essi portano. E’ un aspetto vitale sia per il singolo che di conseguenza per le intere organizzazioni che devono quindi diventare delle learning organization. Pertanto gli autori anche in questo ambito forniscono al management (ma anche al singolo) i suggerimenti dedotti dalle neuroscienze per poter progettare il percorso migliore che sia brain-friendly, affinché l’apprendimento risulti il più naturalmente e facilmente attuabile. A tal fine viene riportata una modalità che il cervello conosce bene e che utilizza sin dai momenti iniziali dell’esistenza di noi tutti ossia il gioco. Anche in questo caso le neuroscienze attestano concretamente la predisposizione del cervello per innescare e potenziare l’apprendimento mediante approcci ludici che ci appartengono biologicamente (a prescindere dall’età). Tali approcci che vengono identificati con il termine: serious games sono ben descritti con esempi concreti.
Nella sua ultima parte il testo affronta specificatamente gli aspetti emozionali e relazionali del processo di selezione rivolgendosi agli HR manager, ma si può valere anche per tutti quei ruoli manageriali in cui questo aspetto è presente e importante. Vengono descritti degli ulteriori aspetti fondamentali dei meccanismi del nostro processo decisionale che sono rappresentati dai bias cognitivi. Tali meccanismi mentali influenzano costantemente e inconsapevolmente il modo in cui arriviamo a prendere le nostre decisioni. E’ questo il motivo per cui spesso non riusciamo ad essere equilibrati ed oggettivi nei nostri giudizi e decisioni. Infatti tendiamo ad applicare appunto degli schemi pregiudiziali che sono la diretta conseguenza sempre delle suddette delle scorciatoie mentali che attuiamo in automatico perché il nostro cervello tende a risparmiare energia. Chiaramente tutto questo impatta spesso negativamente sulle situazioni che affrontiamo e sugli altri. Nel libro ci viene consigliato come in primis prenderne coscienza e poi gestirlo.
In ultimo (ma non ultimo) è discusso l’aspetto delle molteplici dimensioni dell’etica nelle organizzazioni e la sua correlazione con gli aspetti che le neuroscienze stanno disvelando sul nostro pensiero e che viene ampiamente esaminato in un capitolo dedicato. Si cercano di fornire tutti i diversi punti di osservazione e di correlazione del pensiero umano con delle dinamiche relazionali ed emozionali (che come detto in precedenza sono l’espressione dei meccanismi neurologici del nostro cervello) e di fornire delle indicazioni utili che vadano a guidare i manager nell’utilizzo della piena consapevolezza nel rispettare i più ampi canoni etici nel loro operato. Tutto questo per poter costruire quella relazionalità emozionalmente di alta qualità, che permetta a tutte le persone appartenenti all’organizzazione di raggiungere quel “confort” che sfocia nella profonda fiducia reciproca e nell’ingaggio pieno, che è qualitativamente la più alta espressione della migliore relazionalità e benessere raggiungibile per la nostra natura umana.
CONSIDERAZIONI FINALI E COSA “PORTARE A CASA”
Questo libro è di ispirazione per chiunque si occupi di management e inevitabilmente interagisce con le persone.
Riporto una frase finale che riassume genuinamente l’intento degli autori:
“Non è importante quale ruolo ricopiamo nell’organizzazione, se coordiniamo migliaia di Persone o gestiamo singolarmente le sfide giornaliere, ma sin da ora possiamo iniziare a comprendere meglio noi stessi e gli altri e iniziare a comportarci in modo diverso, analizzando le emozioni proprie e degli interlocutori e comprendendo i veri driver dei comportamenti di chi ci sta accanto”.
Aggiungerei, per mio personale interesse professionale, che i temi trattati sicuramente coinvolgono anche chi si occupa di “Project Management”.
Ma come è correlabile (che “ciazzecca” verrebbe da dire ) tale ambito con quanto ci insegna questo interessantissimo libro? I più attenti e coinvolti nella disciplina del project management avranno notato che essa è in forte evoluzione negli ultimi anni, anche grazie all’avvento degli approcci scaturiti dal Movimento Agile, che dagli inizi degli anni 2000 stanno enfatizzando l’aspetto umano e la relazionalità come i valori fondanti (Agile Manifesto) di ogni iniziativa progettuale moderna. Ancor di più ad oggi il cosiddetto Agile mindset sta contaminando anche il modo di gestire il business e le intere organizzazioni. Da parte di chi opera nel mondo dei progetti, operando tra numerosi vincoli e difficoltà cercando di condurre le iniziative verso il miglior successo, c’è la vitale necessità di saper profondamente ingaggiare e mantenere a bordo tutte le parti interessate (i famosi stakeholder che includono anche tutto il team di progetto) affinché collaborino il più intensamente e genuinamente possibile per il successo dell’iniziativa e il bene di tutti coloro che ne sono coinvolti.
Beh, questa è la medesima sfida “infinita” che un qualunque manager è chiamato ad affrontare all’interno di un’organizzazione. Allora ben vengano tutte le possibili indicazioni che le neuroscienze possono fornire per raggiungere e mantenere il più alto livello di “connessione” tra le persone coinvolte in qualsiasi tipo di iniziativa funzional-organizzativa o progettuale che sia. Pertanto a mio modesto avviso nella mente di ogni buon responsabile vi dovrebbe essere un chiaro motto: People first! Dopodiché tutto il resto è solo una conseguenza.
Sperando di aver degnamente rappresentato la ricchezza del libro e aver stimolato qualche riflessione, auguro una buona lettura a chi desideri approfondire.
Da leggere: assolutamente si
Rating Mangement Talks: 4,5 su 5
Recensione Management Talks a cura di: Umberto Surricchio