di Alessandro Amadio

Il bias delle competenze

Nel corso degli ultimi anni, ed in particolare negli ultimissimi tempi, la diffusione di risorse online, corsi, webinar e tutorial ha democratizzato l’accesso alle competenze, permettendo a manager, professionisti e imprenditori di acquisire conoscenze in modo rapido e apparentemente efficace. Tuttavia, questa facilità di accesso ha generato un’illusione diffusa e potenzialmente molto dannosa: quella di aver raggiunto un livello di competenza sufficiente per applicarla nelle decisioni strategiche e operative dell’azienda.

La rapidità con cui si possono acquisire informazioni tramite AI, articoli online e webinar ha certamente modificato il panorama dei possibili accessi competenze in generale e tecniche ed organizzative in particolare. Da un lato, questa possibilità di accesso diffuso, immediato e semplice al sapere permette di apprendere rapidamente nozioni di base un tempo presenti solo nei testi oltre che nel sapere delle esperienze, ma dall’altro rischia di favorire un approccio superficiale e poco approfondito, spesso definito come “competenze pronte all’uso” o “commodities”

In questo nuovo contesto spinto anche dalla digitalizzazione e dall’Intelligenza Artificiale, è necessario porre grande attenzione su un potenziale rischio dovuto al fatto che le competenze acquisite attraverso il web purtroppo sempre più spesso restano a un livello superficiale, didascalico e, soprattutto, insufficiente e inadeguato per supportare processi complessi e decisioni di alto livello. Spesso e volentieri a queste competenze così rapidamente ed agevolmente acquisite dal web non fa seguito un adeguato percorso di approfondimento nella letteratura di riferimento e tantomeno una contestualizzazione concreta nei processi strategici, gestionali e operativi aziendali.

Molti corsi online e tutorial si concentrano sulla trasmissione di nozioni di base, schemi e procedure didattiche di difficile industrializzazione. Se da un lato questa modalità può essere utile per introdurre nuovi o vecchi concetti e sensibilizzare sulle tematiche di settore, dall’altro rischia di creare un falso senso di padronanza, portando a sottovalutare l’importanza di un apprendimento approfondito e critico oltre ad innescare possibili rischi di disinformazione derivanti dalla potenziale scarsa qualità e affidabilità delle fonti online che può aumentare il rischio di un possibile accesso a informazioni errate o fuorvianti. Chi si ferma a questa superficie, inoltre, spesso non ha sviluppato la capacità di contestualizzare le conoscenze, di adattarle alle peculiarità aziendali o di integrare competenze multidisciplinari necessarie per decisioni strategiche efficaci.

Le competenze didascaliche, ovvero quelle apprese attraverso la semplice memorizzazione o la ripetizione di procedure, i modelli operativi spesso sintetizzati in accattivanti acronimi derivanti dalla terminologia anglosassone, sono spesso inadatte a rispondere alle sfide dinamiche del mondo aziendale e soprattutto ad essere socialmente recepite in tempi brevi dalla cultura aziendale. In un contesto di rapida evoluzione come quello dell’Intelligenza Artificiale, le decisioni devono essere supportate da conoscenze profonde, contestualizzate e, soprattutto, industrializzate all’interno dei processi aziendali. La mera conoscenza teorica può certamente rappresentare un punto di partenza, ma non può sostituire l’esperienza e la comprensione approfondita di come applicare tali competenze in modo efficace, robusto e sostenibile.

L’importanza delle soft skills

Le competenze superficialmente acquisite possono, infatti, portare a errori, decisioni anche di livello strategico affrettate e mancanza di una comprensione profonda delle reali dinamiche complesse, con effetti potenzialmente dannosi in contesti professionali e sociali multiformi. Per questo motivo, diventa fondamentale da un lato non relegare l’apprendimento personale delle competenze ad un livello superficiale e didascalico e dall’altro considerare che per accrescere la propria professionalità è necessario sviluppare e valorizzare oltre a competenze profonde anche le capacità personali, le cosiddette soft skills: come la leadership il pensiero critico, la comunicazione efficace, l’empatia, il problem solving e la capacità di adattamento. Queste competenze più profonde e trasversali sono meno facilmente replicabili o sostituibili dall’AI e rappresentano unitamente alle competenze tecniche ed organizzative un ulteriore elemento distintivo e strategico per il successo personale e professionale.

Per sfruttare appieno le potenzialità dei nuovi modelli di gestione e delle nuove tecnologie, le competenze devono essere maturate e preventivamente industrializzate. Questo significa che devono essere integrate nei processi, standardizzate, testate e migliorate nel tempo, con un approccio sistemico e strategico. Solo così è possibile trasformare una conoscenza superficiale in un vantaggio competitivo reale, capace di guidare decisioni ponderate e di creare valore duraturo. Solo così è possibile passare da una evoluzione della dottrina ad una reale metodologia e quindi ad una robusta pratica realizzativa.

Acquisire consapevolezza

In questa fase di profonda trasformazione digitale, nasce pertanto una consapevolezza imprescindibile: le competenze acquisite sul web, se non approfondite, contestualizzate e industrializzate, rischiano di generare più confusione che vantaggio. È fondamentale che aziende e professionisti sviluppino un percorso di formazione che tenda all’effettiva industrializzazione delle competenze, coinvolgendo figure di esperti, integrando le conoscenze in sistemi e procedure, e promuovendo una cultura aziendale orientata alla crescita continua.

Nell’era dell’Intelligenza Artificiale, il vero vantaggio competitivo non deriva solamente dall’acquisizione di nuove nozioni, ma soprattutto dalla capacità di tradurle in pratiche operative efficaci e realmente industrializzabili, in processi standardizzati e decisioni strategiche fondate su competenze profonde oltre che su capacità personali in grado di renderle operative ed efficaci. Solo così i manager e le aziende potranno evitare l’illusione di competenze superficiali e costruire un reale vantaggio competitivo robusto e sostenibile in un mondo in rapido cambiamento.

Bibliografia 

DEMAND DRIVEN MRP. La rivoluzione del sistema di pianificazione dei flussi logistici e degli approvvigionamenti, di Alessandro Amadio, Franco Angeli editore. LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE

Alessandro Amadio

È laureato in in Scienze Agrarie e in Economia. Ha un Master in Operations e Supply Chain alla SDA Bocconi ed è componente del comitato tecnico scientifico di Tecniche Nuove per la rivista “Logistica & Supply Chain”. È autore di N° 11 pubblicazioni manageriali, (n° 2 con Buffetti Business Editore; n° 9 con Franco Angeli Editore alcune delle quali tradotte in lingua inglese) e fatto varie docenze in ambito Manageriale, Assioma Management e altri player. Ha condotto 18 progetti di consulenza direzionale di riorganizzazione ed efficientamento aziendale con Assioma Management e varie esperienze manageriali come Supply Chain Manager e Direttore Operativo e di Stabilimento. Le più rilevanti nel Gruppo Scandolara SPA nella Cirio/Pietro Coricelli SPA e nel gruppo Selettra. Oggi Direttore Operations e Supply Chain per la Meccanica H7.

Link al mio profilo linkedin

Leggi tutti gli articoli su Management Talks