Come progettare spazi di senso in azienda
di Gianni Clocchiatti
Ikigai è tutto ciò che ci rende felici, è un’esperienza immersiva che viviamo ogni volta che facciamo qualcosa di cui siamo veramente appassionati, dove il tempo resta sospeso. Trovare il proprio Ikigai ci permette di condurre un’esistenza piena, soddisfacente e utile. Nel contesto aziendale l’Ikigai può essere correlato al benessere psicologico e organizzativo che combina gratitudine e senso di realizzazione.
Nel contesto organizzativo occorre tuttavia fare chiarezza distinguendo l’autentico Ikigai giapponese dalle semplificazioni occidentali del diagramma di Winn a quattro cerchi che non ha origini giapponesi, ma è stato sviluppato dall’astrologo Andrés Zuzunaga. Nel 2014 l’influencer Marc Winn lo diffonde sul suo blog inserendo la parola “Ikigai”. Da qui la sua popolarità e ambiguità.

Il diagramma infatti integra tutto nella sfera lavorativa alimentando così la frustrazione in chi non riesce a trovare “il lavoro dei propri sogni”. Il modello tradizionale giapponese invece non richiede che il lavoro sia necessariamente la fonte dell’Ikigai. E neppure che debba essere produttivo o funzionale ad una professione. “Ken” Mogi, un neuroscienziato giapponese ha sintetizzato l’essenza dell’Ikigai in cinque pilastri:
- Cominciare in piccolo: dai piccoli gesti quotidiani, dal fare qualcosa ogni giorno con costanza
- Dimenticarsi di sé: essere autentici. Non vivere secondo le aspettative sociali ma accettarsi per come si è, senza fingere
- Armonia e sostenibilità: cercare l’equilibrio con l’ambiente e vivere in armonia con gli altri
- La gioia delle piccole cose: due chiacchiere con i colleghi, la soddisfazione di un’attività ben fatta
- Essere nel presente: Vivere pienamente ciò che si sta facendo, senza pensare al passato o al futuro, immergendosi nel qui e ora.
Con questa consapevolezza, possiamo ora porci una domanda riguardo al contesto lavorativo:
“Quali condizioni organizzative favoriscono la possibilità che ogni persona coltivi il proprio Ikigai?”
Non si tratta di trovare la “ricetta perfetta”, ma di creare ambienti che favoriscano alcune condizioni: libertà di esprimersi, prendersi cura di qualcosa o qualcuno, creare una connessione autentica con gli altri e costruire momenti di piacere nel quotidiano. Possiamo allora immaginare il lavoro come uno spazio a quattro dimensioni laddove l’esperienza possa trovare un senso. Non servono tutte, né sempre. Se anche solo una di queste si attiva il lavoro smette di essere solo prestazione e diventa anche realizzazione.
- Ridisegnare il senso del proprio lavoro: Non è necessario che ogni persona trovi nel ruolo professionale il suo pieno compimento. È invece possibile progettare ambienti lavorativi che offrano momenti di autenticità, impatto e competenza. Anche solo a piccole dosi. Nesso con l’Ikigai: Cominciare in piccolo
- Autenticità, poter essere sé stessi: Quando le persone sono costrette a indossare una “maschera” professionale, lo stress cresce e l’engagement diminuisce. La possibilità di portare nel lavoro la propria identità, il proprio stile dà un senso di completezza.
Nesso con l’Ikigai: Dimenticarsi di sé: - Relazione – connessione autentica con gli altri: la qualità delle relazioni nel contesto lavorativo, al di là dei compiti, costruisce il benessere legato alle relazioni sociali.
Nesso con l’Ikigai: “Armonia e sostenibilità” - Cura – sentire che ciò che si fa ha un impatto: L’essere umano ha bisogno di sentire che le proprie azioni, il proprio lavoro, siano rilevanti. Altrimenti emerge l’indifferenza.
Nesso con l’Ikigai: “La gioia delle piccole cose” - Competenza – sapere di saper fare: Il senso di competenza è una delle leve fondamentali della motivazione intrinseca: saper padroneggiare un compito, riuscire a gestire le sfide e crescere professionalmente.
Nesso con l’Ikigai: “Essere nel presente”
Una nuova postura organizzativa: Non si tratta di chiedere alle aziende di “offrire l’Ikigai”, che sarebbe una forzatura e un compito eccessivo, ma di creare condizioni che abilitino l’emergere di spazi di significato. Possiamo allora riformulare la domanda iniziale: “Sto creando un contesto in cui le persone possono sentirsi autentiche, connesse, utili e competenti?”
Uno strumento operativo per tradurre i principi dell’Ikigai in scelte organizzative concrete è il modello “I CARE”, pensato per aiutare HR, manager e team leader a progettare ambienti per coltivare spazi di significato all’interno del lavoro.

Letture consigliate
Fare innovazione diffusa, di G. Clocchiatti, Franco Angeli, Milano, 2019
Come si diventa formatori, di Gianni Clocchiatti. Franco Angeli, Milano. LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE

Gianni Clocchiatti
Consulente HR per l’innovazione e la creatività d’impresa, formatore, coach e scrittore. Fondatore di Eticrea e di FronteVerso, docente in Master universitari e presso Unicornucopia. Negli ultimi anni ho sperimentato in molte aziende un Sistema per la diffusione dell’innovazione e la costruzione di team creativi utilizzando strumenti come il Foursight© ed il Creative Solution Finding©, per la generazione di idee che coniugano creatività, sistemica e neurolinguistica. I miei interlocutori sono imprenditori, manager e persone che desiderano affrontare sfide complesse, confrontandosi con un mercato sempre in evoluzione, per identificare nuove opportunità e far crescere i loro talenti. Molte di queste esperienze sono state raccolte e pubblicate in svariati libri dati alle stampe da Franco Angeli, Melampo e Giuffrè editore.
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